Catello Mari
Catello Mari nasce a Castellammare di Stabia (NA) il 5 luglio 1978, da papà Peppe e da mamma Maria. Frequenta la scuola elementare ad Eboli, dove comincia la sua storia calcistica, giocando nella scuola calcio “Pezzullo”. Inizialmente si fa apprezzare per le sue doti di attaccante, evidenziandosi per gli innumerevoli gol di pregevole fattura. Da Eboli, si trasferisce a Roccapiemonte dove frequenta le scuole medie inferiori e dove conosce la sua fidanzata Rosaria che lo accompagnerà in tutto il suo percorso. Calcisticamente si propone nella Rocchese dando un ulteriore prova delle sue qualità di goleador. Dalla Rocchese passa nelle giovanili della Cavese dove frequenta l’istituto per ragionieri “Matteo La Corte”. Si susseguono poi le presenze in altri club tra i quali la Nocerina, l’Ebolitana, il Capri, l’Angri, la Turris e la Casertana, squadra quest’ultima che lo impiega per la prima volta da difensore, prima di fascia e poi centrale, ruolo quest’ultimo che lo vede protagonista tra le fila della Cavese in C2, ove ottiene i maggiori successi venendo soprannominato il “difensore col vizio del gol”. In quegli anni frequenta l’istituto Universitario per le scienze motorie di Napoli, sostenendo 3 esami conseguendo il massimo dei voti (30 su 30). Nell’anno calcistico 2004/05, al servizio della Cavese si distingue come miglior difensore centrale di tutta la categoria, pervenendo al gol per ben 4 volte e nell’anno successivo per tre volte. Dopo queste performance entra nel mirino di diverse società di Serie B e qualcuna anche della massima categoria, allorquando il 15 Aprile 2006, nel momento più alto della sua carriera professionistica, perde la vita a seguito di un incidente stradale di cui ancora oggi non si è avuta la certezza della dinamica.
Il ricordo di Sasà Campilongo
Appare difficile ricordare Catello senza lasciarsi prendere dalle emozioni e dai ricordi. Appare difficile parlare di Catello con razionalità, senza che la mente sfiori nemmeno per un secondo quello che è stato e soprattutto l’insegnamento che ci ha lasciato. Appare difficile parlare di Catello pensando che oggi non ci sia più. Ecco perché prima del calciatore, di Catello è giusto ricordare l’uomo, lo stesso uomo che ha lasciato un ricordo indelebile nel cuore di chi ha avuto il piacere e soprattutto la fortuna di conoscerlo e che ne ha apprezzato ed esaltato le qualità morali, umane, tecniche. Così come appare difficile tracciare un profilo di Catello perché la sua vita può essere racchiusa in tanti aggettivi. Era l’uomo della mano sempre tesa, pronto ad aiutare il compagno in difficoltà; era l’uomo simpatico capace di sdrammatizzare e rendere meno tristi gli altri; era l’uomo leale e coraggioso, vero e sincero; era l’uomo esuberante e perché nò anche un po’ guascone, doti che lo rendevano diverso e amato; era l’uomo mai sopra le righe, pieno di principi e sani valori appresi da una famiglia che non ha mai tralasciato di insegnargli; era l’uomo tenace che solo la fatalità gli ha negato di realizzare un sogno nel momento più bello della sua giovane età. L’immagine del calciatore, che ha lasciato da Eboli a Cava dei Tirreni, passando per Capri, Angri, Torre del Greco e Caserta non sbiadirà mai. Forse è proprio l’esperienza a Caserta lo ha lanciato nel calcio che poi gli avrebbe regalato grandi soddisfazioni. Poi l’incontro a Cava dei Tirreni con chi ha scritto questa lettera, suo mentore, lo ha definitivamente consacrato in un mondo come quello del calcio in cui troppo spesso è facile sprofondare, travolti dal successo, dalla fama e dalla gloria. Ebbene, proprio in questo momento si è visto il miglior Catello, non perdendo la sua umiltà e mantenendo quella spontaneità che l’ha portato ad essere amico di tutti. Ecco perché oggi Catello ci piace ricordarlo così, senza retorica e senza frasi fatte. Semmai con un pizzico di commozione con gli occhi lucidi e con il giusto rispetto che si deve tributare a chi ha fatto qualcosa di importante e che accompagnerà sempre ognuno di noi. Questo è l’insegnamento che ci ha lasciato: un patrimonio che non possiamo disperdere. Grazie Catello, non ho mai smesso di pensarti . Sasà Campilongo